Grandezze” (islamiche) di Giovanni Paolo II
Pubblichiamo in calce a questa brevissima nota introduttiva due perle dell’indimenticabile (e come potremmo mai dimenticarcene?) Giovanni Paolo II, del quale è stato scritto, da una penna assolutamente insospettabile di simpatie tradizionaliste come quella di Ida Magli su l’Indipendente, che “mai un Papa ha fatto tanto male alla Chiesa”.
E, in effetti… il 5 maggio 2001, ricorrenza napoleonica, G.P. II atterrava a Damasco, per venerare la tomba del Battista nella locale moschea e incontrare il Presidente siriano Bashar-al-Assad, le cui mani grondano del sangue dei cristiani libanesi; sorvoliamo sul fatto che l’insigne reliquia della testa di San Giovanni Battista è custodita a Roma, nella chiesa di San Silvestro.
Il giorno dopo, il 6 maggio, parlando ai càpataz mediorientali della locale comunità islamica, Woytjla le spara subito grosse. Uniamo queste dichiarazioni del 2001 a quelle, ancora più clamorose, che G.P. II aveva pronunciato il 9 maggio 1985, ai partecipanti al colloquio sul tema «La santità nel Cristianesimo e nell'Islam», tenutosi nell’ex città eterna e, ancor più, ex città santa della Cristianità. Pubblichiamo entrambe le dichiarazioni woytjliane in fondo a queste nostre osservazioni.
Si sa che il Dio dei cristiani è Sancta Trinitas, unus Deus e dunque Padre, Figlio e Spirito Santo; è parimenti noto che i musulmani non riconoscono come Dio né lo Spirito Santo, né il Figlio cioè Gesù Cristo e dunque che essi non abbiano per Dio neppure il Padre, giacché, come dice il Vangelo, “chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre e chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre” (Gv. 2, 23). Se ne deduce che cristiani cattolici da un lato e musulmani dall’altro non hanno in comune lo stesso Dio, puramente e semplicemente non hanno in comune Dio. Sicché, si deve dirlo chiaramente, la setta maomettana adora un demone, secondo l’assunto del Salmo 95, 5 che recita testualmente: “Omnes dii gentium, daemonia” e cioè che, al di fuori del vero Dio e della vera religione, “tutti gli dei delle genti sono demoni”.
Che dice invece l’impagabile Woytjla nel 2001 e nel 1985? Egli dichiara che, nei loro luoghi di preghiera, cristiani e maomettani “incontrano il Dio misericordioso” (quale Dio?); che debbono portare rispetto per le preghiere (vere o false, dirette a Dio o al diavolo non importa) gli uni degli altri; riconosce che c’è una santità anche nell’Islam e, dunque, che la santità autentica non è unicamente quella cattolica, dunque che ci si può santificare anche in una religione falsa e demoniaca come quella musulmana; che il Dio trinitario dei cattolici e il dio degl’islamici è lo stesso (“Come spesso ho detto in altri incontri con i musulmani, il vostro Dio e il nostro è uno solo e lo stesso”, così nel 1985); che il Corano è un libro sacro (“il vostro sacro Corano”, afferma testualmente); che esso chiama alla rettitudine, alla bontà e alla virtù. Come le cronache riferiscono allorché ci parlano ogni giorno di uccisioni di miscredenti, attentati, barbarie, poligamia, schiavitù ecc. all’ombra e sotto l’egida della mezzaluna e col permesso, anzi con l’esplicito incitamento da parte delle varie sure craniche.
Una simile professione di relativismo religioso e d’indifferentismo, che postula tutte le religioni essere uguali o comunque ordinate alla salvezza, contrariamente agli assunti del tradizionale e perenne Magistero cattolico, rende ragione del perché il mondo anticristiano abbia acclamato Giovanni Paolo II (non solo da morto) ma già quand’era in vita, come i sodomiti spagnoli hanno fatto provocatoriamente con Zapatero, Santo subito!
Santo subito? “Ma mi faccia il piacere!”, direbbe Totò.
Giovanni Paolo II bacia il Corano, il “libro sacro” dei maomettani. Il fatto rimonta al 14 maggio 1999, quando Wojtila riceve una delegazione di capi religiosi cristiani e musulmani dall’Iraq.
Source: Traditio.it