Nella storia più che millenaria dei rapporti tra l'islam e la cristianità è sempre stata quest'ultima a dover difendersi dall'assalto musulmano. Il tentativo dell'islam di invadere le nazioni cristiane è pressocchè simultaneo rispetto alla nascita della fede in Allah. Sin dal VII secolo, i popoli cristiani patirono un terribile confronto che ha avuto soste, ma che non ha avuto mai termine.
Giovanni FORMICOLA
Aggressori e aggrediti
tratto da: Il Cerchio, settembre-ottobre 2002, p. 64-65.
Viviamo in tempi caratterizzati, fra l'altro, da un insopportabile «meaculpismo», come autorevolmente è stata definita la propensione da parte del ceto intellettuale occidentale, ma non senza ricadute «popolari», a denigrare, in occidente, l'Occidente, la sua storia e le sue radici culturali, ostentando vergogna per esse. Sembra quasi che i nostri nonni fossero tutti belve assetate di sangue (al che vien fatto di chiedersi donde verrebbero gli agnellini che noi invece oggi saremmo).
Uno dei temi su cui più frequentemente si esercita tale tendenza è quello delle crociate, che, insieme con l'evangelizzazione delle Americhe, sarebbero esempio del colonialismo culturale proprio dell'Occidente - ed in particolare della sua anima, il cristianesimo - e della sua aggressività. L'islam viene comunemente presentato, dai «meaculpisti» di professione, come il soggetto ingiustamente aggredito. Qualcuno giunge anche ad adombrare che in fondo ciò che è accaduto e sta accadendo nel mondo in termini di terrorismo islamico sia una sorta di reazione - beninteso, dicono i «nostri», esagerata, eccessiva, e qualcuno è tanto coraggioso da spingersi a dichiararla inammissibile - a quel lontano episodio ed al perdurare dello spirito che lo animò.
Appare dunque non inutile ricordare, sia pure sinteticamente, i fatti, per capire chi sia stato storicamente l'aggressore e chi l'aggredito, pur sapendo che come sono inammissibili le «leggende nere», sono inammissibili anche le «leggende rosa»; e che bene e male purtroppo si confondono e coesistono in ogni vicenda storica, che presenta sempre luci ed ombre. Tuttavia, ben tenendo presenti questi limiti, e non chiedendo alla storia di spiegare più di quel che può - ma neanche di meno -, alla scuola di un grande storico belga, Henri Pirenne (1862-1935), che. scrive quando la questione islamica è tutt'altro che attuale, e cioè nel 1935, e quindi senza essere sospettabile di animosità particolare. vediamo chi «ha cominciato», almeno per decidere se le crociate siano state un atto d'aggressione o di difesa.
Tutti sanno che Maometto muore nel 632 d. C. e che fin da subito la comunità politico-religiosa da lui fondata si espande militarmente, conquistando quel che restava dell'impero persiano e poi tutto il Nord Africa, muovendo dalla Penisola Arabica. Subito dopo, tocca all'Europa cristiana, alla cristianità seppure ancora non compiutamente tale, aggredita dal mare e via terra seguendo la «pista» delle tre penisole, quella iberica, quella italica, quella balcanica.
La sequenza di date è impressionante. Tra il 711 ed il 713 viene conquistata la Spagna, che solo nel 1492, anno in cui si conclude la Reconquista, verrà liberata. In Francia nel 720, viene conquistata Narbonne, nel 725 tocca a Carcassonne e Autun, nel 735 Arles, nel 737 Avignone. In Italia, già nel 650 l'onda si abbatte per la prima volta sulla Sicilia. Nell'806, viene conquistata Pantelleria, ed i monaci che vi si trovarono vengono venduti come schiavi (poi riscattati da Carlo Magmo); nell'810 la Sardegna: nell'8l2, vengono saccheggiare Lampedusa, Ponza ed Ischia; nell'831 è presa Palermo; nell'838, Brindisi e Taranto; nell'840, Bari; nell'841, Ancona e la costa Dalmata; nell'843, Messina; nell'846, risalendo il Tevere gl'islamici entrano a Roma e distruggono le basiliche di S. Paolo e S. Pietro provocando un fremito d'orrore in tutto l'occidente cristiano, il che indurrà ad edificare le mura leonine, che cinsero il Vaticano (Civitas Leonina, 848-852); nell'878, viene conquistata dopo strenua ed eroica resistenza Siracusa; nell'883, Montecassino e l'abbazia vengono saccheggiate e distrutte. Si potrebbe continuare ancora a lungo, ma sarebbe noioso. Un solo quesito, attesa la data di nascita dell'islam: chi l'aggredito, chi l'aggressore?
Riesce inoltre difficile continuare a nutrire complessi di colpa troppo intensi se poi si pone mente alla sorte delle popolazioni che vivevamo lungo le coste non islamizzate del Mediterraneo. Coste per secoli desertificate, e spesso ridotte ad acquitrini paludosi, a causa del terrore per le incursioni islamico-saracene, terrore che spinse chi le popolava (e coltivava) ad abbandonarle e a rifugiarsi in un interno impervio, montagnoso ed arido (che una - e sottolineo una - delle cause del «sottosviluppo» del Sud d'Europa sia proprio questa?). E come effetto di tali incursioni, a centinaia di migliaia si contano gli uccisi e stuprati, ma soprattutto rapiti - specialmente se donne e bambini - per essere ridotti in schiavitù e trasformati in «giannizzeri», eunuchi e concubine nell'harem, oltre che rivenduti in un turpe commercio.
«Con l'islam un nuovo mondo entra nel bacino del Mediterraneo [...]. Il mare, che era stato fino allora il centro della cristianità, ne diviene 1a frontiera. L'unità mediterranea è rotta». Così Pirenne. Il Mediterraneo viene «chiuso» e per «riaprirlo», anche al fine di consentire i pellegrinaggi in Terra Santa, furono predicate e promosse le crociate. Fallite queste, per aggirarlo si «apri» l'Atlantico, destinato a diventare il bacino di una Magna Europa, come Ionio e Tirreno lo furono della Magna Grecia.
Ricordare tutto questo è indispensabile. Certo non per coltivare sogni di rivincita o rinfocolare aggressività occidentali. Piuttosto per restituire alla storia un pò di verità - unica carità che le è concessa - e tramite questa promuovere tra le nostre genti un riequilibrio psicologico che c'induca ad essere pietosi verso il nostro passato, come quel figlio di Noè che coprì le vergogne del padre addormentatosi scompostamente perché ubriaco. Pietosi, ma anche orgogliosi di quel che di buono i nostri padri ci hanno lasciato - ed è tanto -, ed in primo luogo dei valori di fondazione del mondo da essi «creato»: il cristianesimo, la centralità della persona, la libertà di vivere la propria fede e la propria cultura.
E' indiscutibile: non ha cominciato l'Occidente, che, pur con tutte le sue colpe ed i suoi difetti, nei confronti dell'islam è aggredito e non aggressore. Anche oggi. Questo non ci autorizza a nient'altro che a ricordare, come insegna Nicolàs Gòmez Dàvila (1913-1994), che «le civiltà muoiono per l'indifferenza verso i valori peculiari che le fondano», e che oggi il «meaculpismo» promuove tale indifferenza quando non l'ostilità verso i valori occidentali, in un clima di relativismo culturale che conosce un solo assoluto: «tutto può andare bene, tranne l'Occidente.
Fonte: Storialibera.it